Valentina Agnesi, imprenditrice, socia dell’eClub 2050
La storia della famiglia Agnesi si perde nella notte dei tempi, ma a me piace iniziare a raccontarla a partire dalla fine del XVIII secolo quando vengono alla luce coloro che saranno noti come gli sposi bambini.
Nel 1790 nasce Paolo Battista Agnesi, figlio di Giacomo e Maria Agostina Amoretti (cugina prima di Maria Pellegrina Amoretti, la prima donna laureata in giurisprudenza in Italia a cui il Parini dedicò l’ode “La Laurea”) e nel 1794 Rosa Riccardi di Andrea sorella dell’avvocato e deputato Carlo Riccardi.
Il 15 giugno del 1809 Paolo e Rosa si sposano, ma immediatamente dopo le nozze lo sposo viene arruolato nell’esercito di Napoleone. La giovane, preoccupata per la sorte del marito, decide di recarsi, in compagnia della madre, a Torino per intercedere presso il Bonaparte. Immaginiamo il coraggio di questa quindicenne che attraversa in carrozza un Paese devastato dalla guerra e percorso da milizie armate, animata dalla speranza che Napoleone, ricordando di essere stato ospite, qualche anno prima, della famiglia Riccardi quando si trovò a passare da Porto Maurizio (che oggi, insieme a Oneglia forma Imperia), proteggesse in qualche modo il suo sposo.
Dopo aver parlato con Rosa, il Bonaparte destina Paolo alla guardia personale della sorella Paolina allontanandolo in questo modo dalle pericolose zone di guerra.
Al termine del servizio militare Paolo ritorna a casa incolume ed acquista, nel 1824, il “Molino di là dal ponte” a Pontedassio, paese nell’entroterra di Imperia, iniziando così l’attività di mugnaio e venendo nominato in seguito podestà del suo paese. I due hanno 14 figli, uno dei quali, Giacomo, avvocato, si reca a Parigi a comprare nuovi ed innovativi macchinari e assume in loco operai specializzati per produrre farina e pane migliori. Il Molino Agnesi diviene quindi il primo, negli Stati Sardi, a produrre i suddetti alimenti di elevata qualità ed a utilizzare il sistema di macinazione economica che consente di ricavare dal grano più farina di quanto non se ne ricavasse fino allora.
Un altro figlio, Paolo (1828-1907), sposata Adele Rocca, eredita l’attività di famiglia e si stabilisce a Genova in via San Lorenzo a Palazzo Mameli (appartenente alla nota famiglia, un esponente della quale ha scritto il nostro inno nazionale) dove ha 10 figli. Tra questi Carlo (capitano di lungo corso), S. E. Ingegner Giacomo (Deputato e Sottosegretario di Stato) e Paolo (1870-1964) da cui io discendo. Quest’ultimo, dopo aver studiato in collegio ad Alassio (dove incontra Don Bosco e Garibaldi) e a Montecarlo (da lui definita nei suoi diari: “la prigione dorata”), a soli 18 anni, appena terminato il Liceo, deve occuparsi dell’attività di famiglia in quanto il fratello Giacomo, di undici anni più grande, decide di entrare in politica. Per continuare gli studi, Paolo, deve iscriversi di nascosto (perché il padre non ritiene necessario che anche il figlio cadetto prosegua la sua istruzione) alla facoltà di Giurisprudenza di Genova dove si laurea con il massimo dei voti.
Paolo, con il sostegno di Giacomo, riesce a convincere il padre a trasferire il mulino a Oneglia per usufruire della ferrovia e del porto, in quanto il grano arriva con i velieri di famiglia comandati dal fratello Carlo. Nel 1888 la Ditta Paolo Agnesi e Figli si impegna a dar vita, sulle rive del torrente Impero, ad uno stabilimento molitorio in grado di macinare almeno cento quintali di grano al giorno.
In seguito Paolo, impiantato un piccolo pastificio che però inizialmente produce una pasta di media qualità, si reca a Genova dove assume un pastaio, Giorgio Lanzone, che gli suggerisce i macchinari da comprare per migliorare la qualità del prodotto. Negli anni successivi Paolo compie diversi viaggi a Roma e a Napoli per carpire i segreti e per migliorare la pasta che diviene ottima.
Nel 1903 Paolo sposa Irene Bruno, figlia dell’avvocato Silvio e sorella dell’avvocato Antonio. Quest’ultimo, ospita spesso nella casa di famiglia Benito Mussolini (all’epoca fervente compagno di fede socialista) che per un breve periodo lavora ad Oneglia come insegnante. Per tale motivo quando, in seguito all’ascesa del fascismo, le camicie nere quasi uccidono a causa delle percosse Antonio, la sorella Irene scrive a Mussolini chiedendogli, in nome dell’antica amicizia che li aveva legati, di risparmiare il fratello. Da quel giorno Antonio non riceve più visite da parte delle milizie fasciste e, dopo la caduta del regime e la fine della seconda guerra mondiale, rientra in politica nel partito socialista e viene eletto deputato.
Nei primi anni del ‘900 il Pastificio Agnesi, sotto la guida di colui che diventa universalmente noto come l’Avvocato Paolo, esporta ormai pasta in tutto il mondo e in particolare a New York.
Nel 1910 muore Carlo lasciando erede il fratello Paolo il quale impiega l’eredità per istituire la prima cassa previdenziale della provincia in favore dei dipendenti della ditta. In seguito, l’Avvocato Paolo fa costruire, a sue spese, una casa in muratura per le suore di San Sebastiano (che all’epoca vivevano in una baracca di legno), dona immobili e ingenti somme di denaro alle Suore Cappuccine, alla Croce Bianca, ai Sordomuti e prosegue e amplia la fondazione istituita dallo zio teologo Piero donando un palazzo, in cui tutt’oggi risiede la casa di riposo Agnesi (ONLUS), e l’immobile accanto in cui è ospitata tutt’ora la scuola materna. Anche la sorella Paola compie diverse opere di beneficienza a favore della cittadinanza all’epoca in condizioni estremamente disagiate. D’altronde le opere di bene sono una tradizione di famiglia: Maria Gaetana Agnesi (1718-1799) nota matematica, a cui è stato dedicato anche un cratere su Venere, un sonetto da Goldoni, che ha ricevuto benedizioni e doni preziosi da Papa Benedetto XIV e Maria Teresa d’Austria, plausi da tutta Europa e le cui teorie scientifiche vengono ancora oggi studiate nelle più importanti università del mondo (qualche anno fa ci sono stati spediti, dagli Stati Uniti, dei libri a lei dedicati), compie innumerevoli opere di carità come la cura dei poveri e dei malati. Maria Gaetana rende casa Agnesi un rifugio per inferme ed ella stessa diviene serva ed infermiera: apre un piccolo ospedale, va a vivere con le malate e, per far fronte alle spese, dopo aver venduto tutti i suoi averi, si rivolge ai conoscenti, alle autorità e alle opere pie.
Nel 1917 Paolo Agnesi trasforma l’Azienda in Società per Azioni.
Durante la seconda guerra mondiale, nonostante la chiusura dello stabilimento, continua a corrispondere gli stipendi ai dipendenti, per permettere alle famiglie di vivere nonostante gli uomini siano in guerra, e costruisce delle case in muratura in una campagna di sua proprietà fuori città dove le suddette famiglie possano trovare rifugio dai bombardamenti. Al termine del conflitto le case vengono regalate ai dipendenti.
Dopo la seconda guerra mondiale Paolo, che nel frattempo ha avuto tre figli: Silvio, Angelo (mio nonno) e Valerio, continua a recarsi ogni mattina allo stabilimento che ormai è conosciuto in tutto il mondo.
Scartabellando tra le carte di famiglia ho trovato, tra l’altro, una lettera inviata dal proprietario dell’Hotel Ritz di Parigi in cui si leggono i complimenti al mio bisnonno per l’ottima qualità della pasta e gli si chiede una fornitura completa del prodotto.
Con il tempo l’Avvocato Paolo inizia ad inserire in azienda il nipote Vincenzo (figlio del fratello Giacomo e tra i soci fondatori del Rotary Club di Imperia) ed in seguito i propri figli.
Sino a pochi giorni prima di morire nel 1964, il mio bisnonno si è recato quotidianamente in azienda informandosi sulla produzione.
Al compimento dei suoi 90 anni, nel 1960, i dipendenti gli hanno regalato un libricino in cui è riportata la sua storia, la storia di uomo definito dagli stessi dipendenti “un vero capitano d’industria”.
In occasione della sua morte nel 1964, mentre mio papà si trova negli Stati Uniti per conseguire un MBA, il New York Times gli dedica un articolo celebrando il “Re della Pasta”.
Dopo alterne vicende, all’inizio degli anni ’80, Eva Agnesi, figlia di Vincenzo, fa entrare nell’Azienda di famiglia alcuni investitori esterni i quali, dopo qualche anno, vendono le loro quote alla multinazionale Danone decretando la fine di un’azienda famigliare. In seguito a questi avvenimenti anche mio padre decide, a malincuore, di vendere alla Danone.
Il libricino donato al mio bisnonno inizia con questa frase: “Un antichissimo proverbio cinese dice: “Non chiederti con quale stampo certi uomini vengano al mondo. E’ dagli uomini che devi prendere esempio. Gli stampi si spezzano o si perdono nel destino delle generazioni”. Un proverbio che, con assoluta modestia, si addice al Dottor Paolo Agnesi, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Pastificio Agnesi di Oneglia. Uomini come lui si staccano dalla vita di ogni giorno per assurgere a concreto esempio di un’esistenza trascorsa nell’operoso silenzio di un lavoro e di un’attività intesi come missione”.
Oggi, in ricordo del mio bisnonno, l’attività della ONLUS continua sotto forma di casa di riposo per anziani e scuola materna, entrambi situati in Pontedassio, un paese nell’entroterra di Imperia.