Celia Elena Cruz de Giay, Vicepresidente del RI 2014-15
Ogni volta che ho l’opportunità di esprimere i miei pensieri in pubblico sento che è un momento molto importante della mia vita, perché è l’occasione per trasmettere tutto il mio entusiasmo ed il fervore che sento per appartenere al Rotary, per essere un ingranaggio di questa famiglia internazionale, il cui unico proposito è migliorare il mondo in cui le è toccato di vivere. Credo che appartenere al Rotary significhi più che un privilegio. E’ stato posto nelle nostre mani un patrimonio costruito in 111 anni di servizio agli altri. Siamo eredi di una straordinaria organizzazione basata su un ideale ecumenico e il nostro compito consiste nel consolidare questo patrimonio, per poi poterlo consegnare ai nostri successori, con la tranquillità che deriva dall’avere compiuto il proprio dovere. Il fondatore del Rotary, Paul Harris, diceva che gli esseri umani hanno contratto un debito con la società, proporzionale ai doni di cui la natura e la sorte li hanno ricolmati. E l’attuale Presidente del Rotary, Ravi Ravindran, rafforza questo concetto e ci motiva ad arricchire il mondo e ad essere un regalo per l’umanità. Il Presidente Ravi lo sostiene dicendo che il nostro passaggio per questo mondo è effimero e, generalmente, più breve di quanto speriamo. La domanda è: Come vogliamo viverlo? Daremo noi stessi per lasciare un mondo migliore di come l’abbiamo ricevuto? O, come nelle parole del famoso poeta indiano Rabindranath Tagore, “passeremo le nostre giornate ad accarezzare le corde dell’arpa, senza trovare il tono giusto, nè le parole per la nostra canzone?”. Indipendentemente da chi siamo e dalla nostra condizione, tutti abbiamo qualcosa da offrire: il nostro talento, la nostra esperienza, le nostre competenze e i nostri sforzi, senza dimenticare la nostra dedizione e devozione. Attraverso il Rotary possiamo impiegare questi doni per cambiare la vita di molte persone e lasciare un’impronta nel mondo”. E conclude dicendo che i nostri talenti sono i doni che Dio ci ha dato, ma quello che noi ne facciamo è la nostra offerta al Creatore. Come rotariani crediamo nella validità di queste parole. Per questo serviamo; per cercare di donare qualcosa del molto e del buono che abbiamo ricevuto. Quando qualcuno mi chiede che cosa sia il Rotary, io rispondo semplicemente: Il Rotary è gente. Persone di buona volontà che aiutano altre persone. Persone che lavorano per migliorare la loro comunità e la vita dei meno fortunati. Persone che hanno capito che quando si aiuta un altro, si sta aiutando anche sé stessi, perché nel riconoscere negli altri la propria stessa umanità, cresce anche in sé stessi il servizio che si offre e la statura morale e spirituale che lo sostanzia. Persone impegnate nel proprio tempo e nella propria epoca, cittadini di un mondo senza frontiere, che sanno andare al di là dei confini della propria casa, della propria famiglia, della stessa propria patria, per costruire ponti di tolleranza e pace fra i popoli e le nazioni della terra. Oggi sono qui per condividere con voi alcuni pensieri riguardo al contributo delle donne al progresso e allo sviluppo del Rotary. Ho scelto questo tema perché sono stata coinvolta praticamente per tutta la mia vita in questa organizzazione; fin da piccola, come figlia di un rotariano esemplare, poi come moglie di un rotariano, madre di rotariani ed infine come rotariana. Inoltre, accompagnando mio marito Luis nella presidenza del Rotary Internazionale e incontrando il mondo rotariano nel 1996-97, ho visto spose di rotariani che lavoravano e servivano in progetti meravigliosi in giro per il mondo. Sento e credo che sia mio dovere alzare la mia voce ed esaltare e riconoscere la grande influenza che le donne hanno avuto nel progresso e nello sviluppo di questa organizzazione che oggi ci unisce e che si chiama Rotary. E questo, di riconoscere l’importante ruolo delle mogli dei rotariani, non lo faccio solo ora, ma l’ho sempre fatto, prima come Presidente del mio Club, poi come Governatore del mio Distretto, poi come Coordinatore Regionale della Rotary Foundation e infine come Director del Board e come Vicepresidente del Rotary International nel 2013-2015. Sono convinta che come donne abbiamo fatto molto, però possiamo fare ancora molto di più. Ovviamente parlare del ruolo del coniuge di un rotariano dopo 111 anni di esistenza, equivale a parlare di una ricca storia fatta di servizio e di autentico interesse per la comunità e per il mondo che la circonda. E’ parlare di una storia a cui sicuramente non pensò il giovane avvocato di nome Paul Harris il giorno in cui si riunì insieme a tre amici per far nascere la prima istituzione di servizio nel mondo. Sicuramente, quella era un’altra epoca, in cui le donne occupavano ruoli secondari nella società. In più, Paul Harris era scapolo. Però, 5 anni dopo quel memorabile 23 febbraio del 1905, il Fondatore conobbe una dolce ragazza scozzese di nome Jean Thompson, si innamorò e si sposò proprio nello stesso anno in cui il Rotary si trasformava in un movimento internazionale. Jean Thompson Harris fu una donna intelligente che condivise col marito la gloria del Rotary e fece per il movimento molto di più di quanto le è generalmente riconosciuto. Lei aprì le porte della sua casa ai rotariani e alle loro mogli ed incominciò un cammino di integrazione, che fece sì che in poco tempo le mogli realizzassero insieme piccoli compiti di servizio, che crebbero man mano che il Rotary ampliava il suo ruolo nella società. Man mano che il movimento rotariano cresceva ed espandeva la sua azione, cresceva anche il lavoro delle donne in favore del Rotary. Finché nel 1967 si aprirono due diversi percorsi nella storia dei gruppi delle mogli di rotariani. Da una parte ci sono quelle che aderiscono al Inner Wheel International, che venne fondato nello stesso anno in Inghilterra con una struttura simile a quella del Rotary International; dall’altra, quelle che fanno parte dei gruppi locali patrocinati dai club, però autonomi nel loro funzionamento (i cosiddetti Comitati Signore in Italia). Ne esistono nella nostra America Latina (Rueda Feminina) e ce ne sono anche negli USA e anche in alcuni Paesi dell’Asia. Anche se non hanno adottato lo stesso nome, tutte lavorano con lo stesso impegno ed entusiasmo. Nel corso della storia le attività di questi comitati sono stati di vitale importanza per lo sviluppo del Rotary nella regione. Perché? Perchè quando aumenta la povertà, quando i problemi aumentano, quando il servizio dei rotariani si rimpicciolisce davanti alla dimensione dei bisogni, è lì che nelle donne si sviluppa con maggior forza il senso di responsabilità di fronte al bene comune ed è lì che il servizio si ingigantisce. Le mogli dei rotariani hanno realizzato un incredibile numero di progetti in nome del Rotary. Questi comprendono aiuti ai bambini senza famiglia né casa, gli anziani, le scuole, gli ospedali e gli asili infantili, il sostegno alla banca del sangue, l’adozione di minori abbandonati, borse di studio, campagne sanitarie di vaccinazione, ecc. Loro hanno contribuito con innumerevoli ore e infaticabili sforzi alla raccolta di fondi per realizzare progetti di servizio. Hanno cucito creando articoli da vendere nei bazar. Hanno raccolto e inviato vestiti, medicinali ed alimenti, rispondendo alle richieste di assistenza di altri paesi. Hanno partecipato alle riunioni del Rotary come oratrici, cantanti, musiciste, ballerine ed occasionalmente come attrici. Hanno organizzato forum, assemblee, conferenze per istruirsi nella conoscenza dei principii del Rotary. Ed hanno creato una letteratura che aiuta a capire meglio la filosofia rotariana. Personalmente anche le mogli sono state un pilastro su cui poggiano o si sono appoggiati i programmi del Rotary, come lo Scambio Giovani, i Gruppi di Studio, le Borse di Studio, gli Scambi di Amicizia Rotariana e altri simili, in cui l’ospitalità in casa dei rotariani riveste tanta importanza per la creazione di ponti di buona volontà e rispetto fra le persone e i popoli della terra. Come dice sempre mio marito Luis, “Il servizio che i coniugi offrono attraverso il Rotary è una dimostrazione di talento, intelligenza, immensa capacità di lavoro e incredibile flusso di amore”. Ebbene, durante 84 anni il Rotary ha avuto la donna protagonista unicamente come moglie di un rotariano, finché nel 1989 il Consiglio di Legislazione ha approvato l’incorporazione delle donne come socie dei club. Sebbene molti inizialmente credettero che questo avrebbe dato origine ad inconvenienti nel funzionamento del Rotary, al contrario ne trasse solo beneficio, dal momento che le donne, fra gli altri vantaggi, attrassero i loro mariti alla famiglia del Rotary, allargando i loro orizzonti di servizio. Al giorno d’oggi, anche i coniugi delle rotariane offrono il loro generoso contributo e dimostrano di quanto ne beneficia il Rotary nel poter contare sull’aiuto dell’unità formata da un uomo e una donna. Attraverso la storia il Rotary ha percorso un lungo cammino nel servizio all’umanità. L’inizio del XXI secolo ha visto solo quattro uomini creare insieme la prima organizzazione di servizio del mondo. Grazie al ruolo svolto dai rotariani, arricchito dell’aiuto delle mogli e delle rotariane di buona volontà, i primi 111 anni di vita mostrano il Rotary come un’organizzazione di uomini e donne di buona volontà, che lavorano uniti per un mondo migliore, condividendo i nostri privilegi, prima che ce li portino via, prima che lavorare per rendere più facile la vita di chi non ha alcuna protezione smetta di essere un atto di carità, per trasformarsi in una manodopera di sopravvivenza. Come diceva Gandhi: “Se ognuno di noi compirà il suo dovere, nessuno dovrà lottare per i suoi diritti”. Infine, mi piacerebbe ricordare il Dr. Stephen Covey, autore del famoso libro “Le 7 abitudini della gente altamente efficace”, che diceva che la missione di ogni essere umano si riduce a 4 doveri fondamentali: Vivere, amare, imparare e lasciare un’eredità. Io credo che questi quattro doveri fondamentali li possiamo realizzare nel Rotary, perché è una scuola di vita, diversa da quelle che abbiamo frequentato, però non per questo meno importante di quella che ci dà un diploma, dal momento che ci educa e ci permette di aggiungere vita agli anni e non anni alla vita. Una scuola in cui tutti siamo maestri ed alunni insieme, in cui non ci sono risposte assolute, ma domande assolute. Una scuola in cui noi stessi ci diamo i compiti da realizzare, in cui solo Dio sa quando dovrà suonare la campanella, chiamandoci al riposo. Però stiamo in questa scuola: per vivere, imparare, amare e lasciare un’eredità alle nuove generazioni attraverso il servizio che realizziamo. Per contribuire con i nostri sforzi allo sviluppo di questa organizzazione rotariana per la quale abbiamo tanto lavorato. Per fare che attraverso lo sforzo congiunto di uomini, donne e giovani, il Rotary trasformi in realtà il sogno di fare del mondo un focolare domestico, della società una famiglia e della storia un incontro fra fratelli.