di Daniele Bedogni, Socio dell’eClub 2050
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IL VALORE ANTROPOLOGICO DEL DONO
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Il dono ha sempre avuto, per l’umanità, l’importante funzione di creare dei legami sia a livello sociale che, attraverso il sacrificio o la menomazione, sul piano trascedentale.
Per analizzare il concetto di dono è necessario esaminare tre paradigmi sviluppati, nel corso degli anni, all’interno delle scienze sociali:
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l’uomo, a causa della scarsità e della utilità dei beni presenti in un ambiente, tende a massimizzare il proprio interesse personale ed a ridurre lo spreco delle proprie risorse (economia);
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l’individuo opera, comunque, all’interno di un sistema culturale predefinito dalla collettività (come teorizzato da Durkheim).
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il dono consente la creazione di legami sociali (come teorizzato da Caillé) che, sulla base soltanto dei primi due paradigmi non potrebbero trovare realizzazione..
Il dono si differenzia dal mero scambio di natura commerciale per tre diverse condizioni:
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la libertà: non essendo presente (tra le parti) alcun rapporto contrattuale si percepisce, pertanto, il bisogno di ricambiare;
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l’assenza di garanzie sul controvalore della prestazione (il rapporto è fiduciario);
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la condizione di obbligo, che viene a crearsi nei confronti di colui che riceve il dono, rendendo quindi possibile la nascita di un rapporto di azione (e relazione) sociale tra le parti.
La società moderna ha sviluppato, grazie allo sviluppo del sentimento di sostegno e supporto alle popolazioni più svantaggiate, il concetto di “dono agli sconosciuti” che ha portato a nuove condizioni e a nuovi valori rispetto alle mere dinamiche dell’agire sopra descritte.
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Il “dono agli sconosciuti” supera, pertanto, il mero rapporto tra le parti ma diventa il vettore positivo per diffondere all’interno della comunità delle persone uno spirito solidaristico basato non solo sulla consegna di un materiale o di una somma ma, come nel caso del Rotary International, sullo sviluppo di migliori rapporti tra i soggetti e delle relazioni più profittevoli per tutti i partecipanti.
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Infine, il ventunesimo secolo ha visto il diffondersi, anche nel nostro Paese, di un nuovo concetto di dono basato sul tempo.
La Banca del Tempo, infatti, consente di sviluppare, attraverso il dono organizzato e diffuso a livello sociale, una nuova condizione tra gli attori sociali:
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la corrispondenza nel dare per avere e ricevere per poter dare a propria volta;
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il valore “uniforme” del tempo impiegato indipendentemente dal servizio prestato;
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la parità tra tutti i partecipanti ponendo nella medesima condizione tutti i soggetti (casalinghe, pensionati e professionisti).
Il dono, pertanto, ha accompagnato tutta l’esistenza umana: esaminiamo adesso alcuni brevi spunti sul dono nell’epoca classica e, a livello religioso, su alcuni aspetti all’interno delle tre religioni monoteiste.
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IL DONO NEL MITO DI PROMETEO
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Atlante e Prometeo (Musei Vaticani) Beethoven – Le Creature di Prometeo
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A livello culturale, possiamo esaminare il mito di PROMETEO, l’eroe che DONANDO IL FUOCO ALL’UMANITÀ si pose in contrasto con Zeus finendo, conseguentemente, incatenato a una rupe ai confini del mondo ed alla sofferenza causata da un’aquila che gli dilaniava, ogni nuovo giorno, il fegato ricresciuto durante la notte.
Il racconto è, nel suo insieme, caratterizzato da una forte presenza di doni e furti che possono aiutare, nell’insieme, a capire meglio tali valori e disvalori nell’epoca classica:
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Zeus dona a Prometeo la facoltà di modellare l’uomo dal fango, animandolo con il fuoco divino.
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Prometeo, in seguito, ruba ad Atena lo scrigno contenente l’intelligenza e la memoria per farne dono agli uomini.
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Successivamente, Prometeo inganna Zeus riservando agli uomini durante un banchetto, le parti migliori di un enorme bue.
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Zeus, dona (in un primo momento) la grazia a Prometeo.
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Zeus toglie, per vendetta, il fuoco divino agli uomini.
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Prometeo ruba una scintilla dalla fucina di Efesto.
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Prometeo, infine, dona nuovamente il fuoco agli uomini, subendo il suo tragico fato.
Possiamo ora, esemplificare il concetto di dono attraverso alcuni esempi caratterizzanti le tre religioni monoteiste.
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IL DONO COME PATTO
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Mosè riceve, sul monte Sinai, i Dieci Comandamenti.
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Il concetto del dono, nella religione ebraica, può essere sintetizzato attraverso il dono ricevuto da Mosè, sul monte Sinai nel deserto, che gli consentì di scrivere il Pentateuco, i cinque libri di cui è composta la Torà (il cui significato è “insegnamento”).
IL DONO, da parte di Dio, DEI DIECI COMANDAMENTI (in ebraico: espressioni) rappresentano la base per la migliore gestione della vita civile del popolo ebraico nel rispetto dei comandamenti prescritti come il divieto di uccidere, di rubare o di adorare altre divinità (Monoteismo).
Anche oggi, l’ebraismo prevede che la famiglia “doni”, a livello simbolico e religioso, alla comunità i propri figli:
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le figlie, ottanta giorni dopo la nascita, sono presentate al Santuario durante la festa dello Zeved Ha-bat (DONO DELLA FIGLIA) che rappresenta un momento vissuto attraverso la lettura dei brani biblici, la benedizione alla neonata e la benedizione sacerdotale alla collettività.
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I figli maschi, otto giorni dopo la nascita, subiscono il Berit Milah (CIRCONCISIONE), prescritta dal capitolo 17 della Genesi (Circonciderete la carne del vostro prepuzio; questo sarà il segno del patto tra me e voi).