Bruno Ghigi, imprenditore, socio del Rotary eClub 2050.
Nel 1980 mi è stato chiesto di entrare nel Rotary come socio fondatore del nuovo club Rimini Riviera. Visto che mio padre era stato Rotariano, avevo un’infarinatura di cosa fosse il Rotary e quindi mi sono detto: c’è tanta altra gente perbene, perché non accettare? E poi mi faceva anche comodo incontrare gente, visto che ero talmente preso dalla famiglia e dal lavoro, che a Rimini non conoscevo nessuno. E così ho incominciato a frequentare le riunioni con una percentuale di assiduità superiore al 90% e dopo due anni sono sempre stato oltre il 100%. Se devo essere sincero, inizialmente lo facevo solo per essere coerente con l’impegno preso, ma spesso mi capitava di tornare a casa dopo una riunione e chiedermi se era valsa la pena andarci. Riunioni pseudo culturali o su argomenti di una futilità disarmante, che non appagavano certamente la curiosità di un quarantenne. Sostanzialmente, lo scopo del club era di riunirsi ogni martedì per cenare insieme e parlare di qualcosa. Più di una volta mi sono chiesto se valeva la pena continuare e non me ne sono andato forse solo per pigrizia. Questo finché il presidente eletto non è stato trasferito a Torino e alcuni amici mi hanno incastrato e costretto a fare il presidente al suo posto. E’ stato così che grazie al Governatore del mio anno, il compianto ing. Franco Zarri, ho incominciato a conoscere la Rotary Foundation e i suoi meccanismi. Fino ad allora l’unica volta che nel club si era parlato di Fondazione era in una riunione che si teneva ogni anno nel mese di novembre, durante la quale frettolosamente il presidente della Commissione ci informava, come ogni anno, che eravamo in regola con i versamenti annuali e che anche quell’anno avevamo raggiunto il 100%. Ma il 100% di che cosa? E per fare cosa? Nessuno è mai stato in grado di spiegarcelo, neppure lui.
Naturalmente, nella veste di presidente del club ho dovuto documentarmi e mi sono letto tutto il Manuale di Procedura e tutta la documentazione fornitami. E fra quei manuali ce n’era uno che parlava approfonditamente della Rotary Foundation. Ho così scoperto come venivano amministrati i soldi che annualmente donavamo e, soprattutto, come venivano impiegati. Il presidente Internazionale di quell’anno era lo svizzero Barth e, da buon svizzero, ci spiegò con un esempio molto calzante il meccanismo delle sovvenzioni: “voi possedete una mucca e ce la prestate per tre anni, durante i quali noi la mungiamo e poi ve la restituiamo”. La mucca erano i nostri soldi e il latte munto erano gli interessi maturati. Dopo i tre anni la metà di quei soldi ci veniva restituita come capitale disponibile per fare progetti e la Rotary Foundation raddoppiava la somma con gli interessi maturati. Se eravamo bravi a spenderli, i soldi tornavano indietro tutti. Il meccanismo mi sembrò affascinante e così ho incominciato ad interessarmi di Matching Grant e ne ho istruito uno per finanziare per un anno una scuola per 15 bambini ciechi in Albania. Quei bambini venivano abbandonati in casa da soli dai genitori che dovevano andare a procurarsi da mangiare e, praticamente, vivevano come il cagnolino di casa. Noi, con quel progetto, abbiamo dato loro un’istruzione, uno scopo nella vita e la dignità che gli spettava. So che uno di quei bambini poi si è laureato e lavora tutt’oggi come insegnante per altri bambini ciechi nella stessa scuola, che continua a funzionare. Ebbene, questa esperienza mi ha segnato per tutta la vita. Fare una cosa giusta e utile a qualcuno che ha bisogno mi ha completato come uomo.
Prima di allora in tutto il Distretto 2070 forse era stato istruito un solo Matching Grant, ma nessuno si ricordava neppure dove e per cosa. Dopo di allora sono diventato l’esperto del distretto ed ho organizzato oltre 100 progetti, tutti andati a buon fine.
Sono orgoglioso di questo lavoro, perché quando andavo a parlare di Rotary Foundation nei club trovavo generalmente un ambiente molto ostile. Molti si lamentavano che la Fondazione chiede soldi in continuazione e poi, quando presenti un progetto per utilizzarli, trova tutte le scuse per non darteli. La verità era che tutte quelle domande rifiutate erano state presentate in maniera incompleta o sbagliata. Erano carenti di informazioni o di documenti essenziali, come ad esempio i preventivi di spesa e spesso le firme non erano quelle dei veri responsabili o addirittura, in qualche caso, falsificate perché il vero responsabile era assente. Dopo la riunione mi appartavo con il presidente e con chi aveva stilato la domanda e in 20 minuti la sistemavamo in maniera corretta e tutto andava a posto.
Questa mia attività e le donazioni che avevo fatto mi hanno dato una patente di affidabilità e dopo, ogni volta che andavo nei club per presentare un nuovo progetto, trovavo sempre grande disponibilità. Quando alla fine della riunione venivano a salutarmi e a ringraziarmi per la relazione, succedeva sempre che qualcuno mi lasciasse il suo biglietto da visita dichiarandosi desideroso di contribuire con una donazione a qualche progetto umanitario. E così ho trovato un centinaio di rotariani che hanno donato un minimo di 1.000 $ e sono diventati PHF e addirittura 11 Major Donor con versamenti superiori ai 10.000 $. Addirittura un signore non rotariano mi ha dato 163.000 $ per il progetto delle mucche meccaniche per produrre latte di soia in Argentina, a beneficio della popolazione affamata di una zona poverissima di quel Paese.
Una cosa importante, che pochi conoscono, è che la Fondazione non chiede solo donazioni, ma offre anche la possibilità di presentare propri progetti (naturalmente tramite il proprio club), ai quali oltretutto aggiunge il suo contributo. Sono molti i rotariani che fanno del bene nel mondo al di fuori del Rotary e questo è un vero peccato, perché si perde lo spirito di emulazione ed anche perché aggiungendo il contributo della Fondazione si potrebbero realizzare progetti più grandi ed incisivi.
Mi sono battuto molto per dare questo tipo di informazione, ma purtroppo questo mio attivismo non mi ha portato solo ammirazione. Un amico argentino mi ha detto che quando un albero diventa troppo grande fa anche molta ombra e non tutti sono disposti a rinunciare ad un poco della propria visibilità, sia pure per un nobile scopo. In parole povere, ho sollevato parecchie invidie e rancori e ben tre governatori consecutivi hanno boicottato ogni mia iniziativa. L’ultimo è arrivato a diffidarmi dall’andare nei club a parlare di Rotary Foundation e di raccolta fondi, nonostante fossi il vicepresidente del “Europe & RIBI Permanent Found Committe”, incarico datomi per 5 anni consecutivi dai presidenti del Rotary International in carica, per promuovere in tutta Europa e Regno Unito le donazioni al Fondo Permanente. Per tre anni ho subito un mobbing indecente da parte di chi invece avrebbe dovuto essere contento delle mie iniziative, perché ogni mio successo era anche il suo successo. E così, per salvaguardare la mia salute e la mia dignità, ho deciso di dare le dimissioni e di abbandonare il Rotary.
Non però la Rotary Foundation, di cui sono rimasto un promoter instancabile. Il fatto di avere incontrato persone ottuse e piccine sulla mia strada non ha ostacolato la mia azione ed il mio impegno è rimasto immutato. Non ero più socio ordinario, ma ero socio onorario di 21 club in Italia, Argentina, Uruguay e Spagna e questo non poteva essere cancellato. Quindi, nonostante le dimissioni, sono andato comunque in visita ad una decina di club, anche in altri distretti, per parlare di Fondazione e sollecitare progetti umanitari o semplici donazioni. Uno di questi interventi è stato, nel 2010, al congresso annuale proprio del Distretto 2050, al Vittoriale, invitato dal governatore Carlogiorgio Pedercini.
Ed ho anche continuato a partecipare agli Institute (in Europa e in Argentina) e ai Congressi Internazionali, dove avevo l’opportunità di incontrare vecchi amici con i quali mi trovavo in piena sintonia, come ad esempio il Past President Internazionale e due volte Presidente Internazionale della R.F. Luis Vicente Giay e sua moglie Celia, che su mio invito erano venuti a presiedere il Seminario sulla Rotary Foundation a Reggio Emilia; seminario che il governatore inizialmente non voleva neppure tenere, ma grazie a cotanti ospiti non si è potuto rifiutare. In quei congressi c’è una cosa che mi ha sempre colpito e gratificato. Mi succedeva spesso che rotariani a me sconosciuti, specialmente provenienti da paesi poveri che ricevono aiuti dalla Fondazione, quando vedevano il mio distintivo da Major Donor con 6 brillanti, attraversavano la strada per venire a stringermi la mano e a ringraziarmi. Con mia grande sorpresa anche il Past President Internazionale Bichay Rattakul, che non conoscevo personalmente, quando l’ho incrociato nel corridoio dell’albergo mi ha fermato solo per ringraziarmi e stringermi la mano.
Tre anni dopo, grazie alle forti insistenze del Past President Internazionale Frank Devlyn, sono rientrato nel Rotary come socio del Rotary eClub of Latinoamérica del Distretto 4200 del Messico, anche grazie all’amico Massimo Massoni che ne era già socio e che mi ha rasserenato sul clima che ci avrei trovato. Poi, al seguito di Massimo, ho lasciato anche quel club per entrare con grande mia soddisfazione nel nostro eClub2050. Ma questa è storia contemporanea che tutti ben conoscete.
Per concludere mi preme chiarire un concetto. Dalle statistiche risulto essere il maggior donatore alla Rotary Foundation di tutta Europa, ma la realtà è ben diversa. Sì, è vero, inizialmente ho fatto una grande donazione incondizionata, ma successivamente tutti i miei versamenti sono stati fatti per finanziare progetti umanitari che mi stavano a cuore e la Rotary Foundation mi ha dato il suo contributo raddoppiando la somma da me versata. Quindi, alla fine, la verità è che più che un Grande Donatore, io sono invece un grande ricevitore.
Ho voluto dire questo per sollecitare tutti quelli che vorrebbero realizzare un progetto umanitario ma sono intimoriti dai costi, a non fare conto solo sulle proprie possibilità finanziarie, perché possono ricorrere al cofinanziamento della Rotary Foundation, dimezzando così il costo personale.
Per non parlare di tutte le garanzie di successo che la Rotary Foundation può garantire grazie alla sua organizzazione e ai suoi controlli meticolosi.