Gian Luigi Baratti, geologo, .PP. e socio del R.C. della Lomellina (Distretto 2050).
L’acqua è elemento essenziale per la vita sul nostro pianeta; è importante conoscere il ruolo che ha svolto nella storia e ancora oggi svolge nel determinare il destino di popoli e civiltà per rendersi conto che essa è un bene prezioso, non solo per chi vive in aree con scarse disponibilità idriche, ma anche per chi ha la fortuna di vivere in zone ricche di questa preziosa risorsa.
“Dobbiamo adoperare l’acqua per proteggerne il cuore” Al Dio sconosciuto – John Steinbeck
La superficie del nostro pianeta è occupata per più del 70% dall’acqua, eppure l’uomo ha sempre dovuto affrontare il problema del suo approvvigionamento per potersi garantire la sopravvivenza.
L’acqua è l’elemento limitante primario dello sviluppo e del mantenimento della vita; la sua disponibilità è condizionata da tre fattori: il tempo, lo spazio e la qualità. Il tempo condiziona la costante disponibilità d’acqua attraverso le precipitazioni, più o meno intense e diversamente distribuite nelle stagioni; lo spazio determina differenti regimi pluviometrici in aree diverse e la presenza di serbatoi naturali di acqua superficiale e sotterranea; la qualità ne definisce le possibilità e i limiti di utilizzo.
Per rispondere al proprio bisogno di acqua l’uomo nomade: cacciatore/raccoglitore, doveva rivolgersi a quella di provenienzameteorica primaria (pioggia, rugiada, neve, grandine) incostante nel tempo e quindi da immagazzinare e, ove presente, a quella di provenienza meteorica secondaria (pozze, sorgenti, fiumi, stagni, laghi) con maggiore costanza temporale, ma irregolare distribuzione spaziale; l’altro grande problema dell’uomo, che migrava su un relativamente vasto territorio alla ricerca delle risorse che gli consentivano la sopravvivenza, era certamente legato alla qualità delle acque che incontrava nei suoi spostamenti.
I bisogni di acqua dell’uomo stanziale: agricoltore/allevatore1, in relazione alle modalità di vita e alle attività svolte, divennero sempre più consistenti, sia per quanto riguarda la distribuzione nel tempo, che per quanto attiene la disponibilità nei luoghi di insediamento, ma anche per i problemi legati alla qualità della risorsa che risentiva, non più episodicamente, dei primi fenomeni di inquinamento organico di derivazione antropica, la cui origine è da ricercare nelle sempre maggiori concentrazioni di uomini e animali, per tempi lunghi, nelle vicinanze dei luoghi di approvvigionamento. La presenza di serbatoi naturali, e, in seguito, artificiali che potessero assicurare una costante fonte di approvvigionamento, tanto più grande quanto più importanti erano gli insediamenti e protetta dalle deiezioni da essi provenienti, divenne quindi indispensabile.
Il bisogno di acqua aumentò in modo esponenziale con il passaggio dal nomadismo ai villaggi e poi alle città, dovendo servire non solo alle esigenze di sopravvivenza dei singoli individui, ma anche a quelle degli animali domesticati e delle pratiche agricole adottate, tutte attività che segnavano un costante sviluppo. Questo è il motivo per cui le grandi civiltà complesse ebbero origine e si svilupparono nelle vicinanze di importanti corsi d’acqua (il Tigri e l’Eufrate per la civiltà Assiro-Babilonese, il Nilo per la civiltà Egizia).
Con il tempo l’uomo individuò soluzioni che gli permisero di sfruttare al meglio le acque disponibili: immagazzinandole con sbarramenti, invasi, serbatoi e trasportandole, anche a grandi distanze, con fossi, canali e acquedotti.
Le grandi civiltà, fin dall’origine, utilizzarono le acque in movimento anche come fonte di energia a basso costo, prima per il trasporto di persone e merci (si pensi agli enormi massi granitici trasportati sul Nilo dalla Nubia alla piana di Giza in Egitto per costruirvi le piramidi) e successivamente per sostituire il lavoro di uomini e animali (ad esempio con i mulini ad acqua).
L’importanza dell’acqua nell’economia delle città-stato crebbe parallelamente all’evoluzione delle civiltà che si susseguirono, evoluzione che aveva determinato la crescita di insediamenti sempre più popolosi, articolati e complessi, tanto da assumere il ruolo di catalizzatore primario del progresso.
La storia è testimone di quanto l’insufficiente disponibilità di risorse idriche fu fattore limitante per lo sviluppo di molte civiltà e, in alcuni casi, elemento che segnò la loro fine. La capacità dei Romani di individuare risorse idriche, creare per esse serbatoi, trasportarle a grandi distanze e utilizzarle per una pluralità di scopi, anche igienico-sanitari, ebbe un peso decisivo nel successo di questa civiltà, che ebbe modo di espandersi fino ai confini del mondo allora conosciuto.
E’ con l’avvento dell’era industriale conseguente alla invenzione della macchina a vapore, con la nascita della chimica moderna, e con l’adozione delle attuali tecnologie, che le necessità di acqua ebbero un’impennata epocale. Ancor più di prima la disponibilità di acqua, assieme a quella di energia (ma la seconda è condizionata dalla prima), assunse il ruolo di discriminante tra paesi ricchi e paesi poveri: tra chi ha modo di determinare il proprio futuro, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita, e chi ha un futuro incerto, da conquistare giorno per giorno, con l’obiettivo della sopravvivenza. L’era moderna, che ha sollevato buona parte dell’umanità da fatiche ora inimmaginabili, da molte malattie, da aspettative di vita oggi inaccettabili, ha portato con sé nuovi problemi, determinando direttamente o indirettamente l’alterazione dei tre fattori che condizionano la presenza e la disponibilità di acqua (tempo, spazio, qualità). I cambiamenti climatici, indotti dalle attività antropiche attuali attraverso l’alterazione delle energie a livello planetario (effetto serra), sono ormai una realtà concreta per i popoli che vivono in aree soggette a desertificazione per mancanza di precipitazioni o per quelli che occupano aree nelle quali le precipitazioni sono associate ad eventi meteorici violenti (uragani o tifoni, tornadi o trombe d’aria). Benché l’alterazione dei fattori tempo e spazio, associati alle precipitazioni e di conseguenza alla presenza di acqua, sia non trascurabile per gli effetti che potranno manifestarsi a livello planetario nel tempo, è l’alterazione del fattore qualità che ha provocato le maggiori e più diffuse conseguenze. Agli inquinanti di origine organica, in costante aumento, proporzionalmente all’aumento della popolazione e del suo tenore di vita, si sono sommati inquinanti derivanti dalle tecnologie adottate. Molti elementi, esistenti in natura, hanno assunto pericolosità a seguito della loro concentrazione che i processi in uso determinano (es.: metalli pesanti, CO2, asbesto), altri, non esistenti in natura, sono stati ottenuti dall’uomo attraverso processi chimici con finalità utilitaristiche, ma, spesso, con conseguenze ambientali imprevedibili (es.: solventi, cloro-fluoro carburi, pesticidi, diserbanti, insetticidi). Decine di migliaia di nuove sostanze sono state prodotte dall’uomo e altre lo sono ogni anno, tutte vengono disperse, assieme a quelle naturali in concentrazioni anomale, nei tre elementi principali che costituiscono l’ambiente: il suolo, l’aria e l’acqua alterandone le caratteristiche. La compromissione di ognuno di questi tre elementi è da evitare, ma è l’acqua quello che maggiormente riflette sulla salute dei viventi le conseguenze della sua alterazione qualitativa: vuoi perché, rispetto al suolo, entra direttamente nel ciclo trofico ed è più mobile e di conseguenza mobilizza gli inquinanti, vuoi perché rispetto all’aria è in quantità minore, è meno mobile e quindi non ha la stessa capacità di diluizione, ma, in particolare, perché l’aria si rigenera in parte durante il ciclo di evapo-traspirazione, concentrando nelle stesse acque parte dei suoi inquinanti.
Quale è lo stato di salute delle acque? Non è possibile dare una risposta generale, vi sono situazioni di eccellenza qualitativa, come esistono stati di compromissione più o meno accentuata, ogni situazione non può che essere descritta singolarmente, è però importante che ci si renda conto:
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– che ognuno di noi rilascia nell’ambiente direttamente, o indirettamente attraverso i consumi, sostanze che possono compromettere la qualità delle risorse idriche
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– che la rigenerazione delle acque superficiali e sotterranee avviene in tempi lunghi e lunghissimi
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– che i costi di risanamento sono altissimi
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– che la disponibilità di acque di qualità è essenziale per determinare il tenore di vita di una popolazione.
La maturazione del concetto di globalizzazione suggerisce di osservare i fenomeni non più a scala locale, ma a livello planetario, esso, applicato al contesto naturalistico, perde ogni eventuale accezione negativa che gli può essere riconosciuta collegandola al contesto socio-economico. Tale concetto ha consentito alla nostra civiltà di prendere coscienza dei limiti dello sviluppo2 e di abbandonare l’illusione egoistica che aveva portato l’uomo a considerare infinita3 la risorsa acqua (così come per terra e aria). Non lo fu per l’uomo preistorico, la cui sopravvivenza era strettamente connessa alle precarie disponibilità di acqua in natura, non lo era per le civiltà storiche, i cui destini e la cui forza furono segnati dalla presenza e dalla capacità di utilizzo delle risorse idriche, non lo è mai stato per i popoli che vivono in zone a scarsa presenza di acqua, ma lo è stato per i popoli che si sono insediati e sviluppati in territori ricchi di acqua e che, grazie alle aumentate capacità tecnologiche di ricerca e immagazzinamento della nostra civiltà, non hanno risentito nel tempo di carenze idriche.
Note
1) I primi insediamenti risalgono a circa 15.000 anni fa nell’area della mezzaluna fertile, attuale Iran e Irak.
2) Si intende per sviluppo sostenibile quello che ammette tutte le attività che garantiscano alle generazioni future il diritto di disporre quali-quantitativamente delle stesse risorse di cui oggi noi disponiamo.
3) Una risorsa è da considerarsi finita quando la capacità di consumo della stessa da parte dell’utilizzatore supera la potenzialità di sua rigenerazione con gli stessi standard di qualità che la rendono impiegabile per gli usi cui è da destinarsi.
Qualche informazione sugli eventi di geopolitica più significativi
1972 le Nazioni Unite convocano a Stoccolma la “prima conferenza sull’ambiente umano”
1992 le Nazioni Unite convocano a Rio de Janeiro la “conferenza mondiale su ambiente e sviluppo”
2002 a Johannesburg si tiene il “vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile”
2003 anno internazionale dell’acqua
2004 a Kyoto si tiene il “3° Forum mondiale sull’acqua”